Aumento di Capitale Juventus 2024

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Rigore è quando arbitrio fischia” diceva in maniera lapidaria Vujadin Boskov.

ADC è quando Borsa italiana pubblica il fattore K” dicono in maniera altrettanto lapidaria le regole degli aumenti di capitale.

Oggi lunedì 11 marzo 2024 è partita la ricapitalizzazione della Juventus, un’operazione partita con notevole ritardo rispetto alla media storica di altre operazioni analoghe.

Considerando che il 23 novembre dell’anno scorso è stata deliberata l’assemblea straordinaria degli azionisti e nei due aumenti di capitale precedenti (2019 e 2021) l’operazione era partita entro i due mesi successivi, ci aspettavamo l’operazione entro Natale e invece è arrivata quasi a Pasqua.

La capitalizzazione della società a venerdì 8 marzo era di circa 692 milioni di euro (prezzo di chiusura cum di 2,82€) e da stamattina sui dossier titoli degli azionisti ci sono due titoli: il titolo stesso (prezzo di riferimento 2,4075€) e il neonato diritto d’opzione (prezzo di riferimento 0,4127€).

In questo articolo cercherò di fare un po’ di chiarezza su come si sviluppano queste operazioni straordinarie – straordinarie di nome e di fatto.

Cosa è un aumento di capitale?

È un’operazione straordinaria che permette a una società di incrementare il proprio capitale sociale, determinando una variazione dell’atto costitutivo della società stessa, pertanto deve essere approvato dall’assemblea straordinaria dei soci.

Negli aumenti di capitale a pagamento, la grande maggioranza dei casi, la sottoscrizione di nuove azioni avviene tramite il pagamento di un corrispettivo fissato in base ad un prezzo di collocamento delle nuove azioni in emissione.

Ai conferimenti possono partecipare sia i soci che terzi, ma ai soci viene offerto in prelazione il cd. “diritto di opzione” in maniera proporzionale ai titoli posseduti, così da avere la possibilità di mantenere inalterata la propria partecipazione sociale.

La funzione del diritto è di preservare il valore di mercato della partecipazione, perché il valore del titolo in borsa solitamente è destinato a scendere.

Come funziona in breve un aumento di capitale

Fino al giorno prima della partenza, le azioni sono negoziate in borsa come tutte le altre: si possono comprare al loro prezzo corrente (prezzo cum), si possono vendere tutte o in parte quelle che si hanno in portafoglio, oppure si possono vendere allo scoperto, se si trova il prestito titoli presso il proprio intermediario e se si hanno aspettative ribassiste sul titolo.

Il giorno della partenza dell’aumento di capitale, solitamente il lunedì, l’azionista si trova sul proprio dossier titoli il numero delle azioni (prezzo ex) + un equivalente numero di diritti di opzione, la cui somma equivale al prezzo dell’azione del venerdì precedente.

Da adesso e per la durata dell’operazione – solitamente 2 settimane – azioni e diritti vivono di vita propria e sono negoziabili separatamente, ciascuno con un proprio ISIN.

Al termine dell’operazione i diritti si estinguono privi di valore e rimangono in circolazione solo le (nuove) azioni.

Cosa può fare chi detiene le azioni (long) al momento della partenza dell’operazione:

  • aderire all’operazione, esercitando i diritti d’opzione alle condizioni stabilite comunicandolo al proprio intermediario (ciascun broker ha le proprie modalità) e versando la somma per la sottoscrizione delle nuove azioni. In questo modo la quota del singolo azionista nel capitale non verrà diluita, cioè la sua partecipazione in rapporto al totale del capitale non scenderà
  • non aderire all’operazione, vendendo totalmente o parzialmente i diritti d’opzione al loro prezzo corrente e incassando il valore della loro quotazione – prezzo solitamente molto volatile e al ribasso soprattutto negli ultimi giorni di quotazione. Al termine dell’operazione, chi non ha sottoscritto l’aumento di capitale, si trova in portafoglio lo stesso numero di azioni di prima, ma la partecipazione in rapporto al totale del capitale sarà scesa in termini percentuali
  • chi non prende nessuna decisione, si vedrà venduti “al meglio” tutti i diritti posseduti direttamente dal proprio intermediario l’ultimo giorno di negoziazione degli stessi e rimarrà con le sole azioni di prima anche se, per via dell’effetto diluizione, ora la sua partecipazione complessiva sarà appunto diluita

Cosa può fare chi decide di diventare azionista partecipando all’aumento di capitale:

  • Acquistare i diritti direttamente sul mercato al loro prezzo corrente e sottoscrivere successivamente le azioni alle condizioni stabilite
  • Acquistare direttamente le azioni sul mercato

Cosa può fare chi ha venduto le azioni allo scoperto (short) prima della partenza dell’operazione:

  • Il lunedì della partenza dell’operazione, il ribassista si troverà in portafoglio le azioni short + un equivalente numero di diritti short.
  • il ribassista cercherà di ricoprire lo short, acquistando le azioni e i diritti sul mercato al prezzo più basso possibile, oppure chiudere i diritti short e comprare il numero di diritti necessario per avere in portafoglio un numero di azioni che vadano a chiudere le azioni a suo tempo shortate
  • eventualmente, si possono comprare un numero di azioni o di diritti maggiore di quelli venduti, così da ritrovarsi long al termine dell’operazione ed avvantaggiarsi delle nuove condizioni della società, che si suppone siano migliorate in seguito all’iniezione di nuovi capitali freschi

Le particolarità delle società di calcio quotate in borsa

La Juventus fece un adc nel 2019 di quasi 300 milioni di euro e uno due anni dopo di quasi 400 milioni di euro e in entrambi i casi questi servirono solo a ripianare le perdite, o comunque vennero bruciati dalle perdite successive, tanto che la società capitalizza ancora poco meno di 700 milioni.

Importantissimo è sapere i MOTIVI per cui la società sta facendo un aumento di capitale: è molto diverso per i soci o futuri soci sapere se stanno conferendo denaro a una società che sta chiedendo soldi perché vuole finanziare acquisizioni o nuovi investimenti, oppure perché ha bisogno e urgenza di ripianare le perdite o peggio ancora perché è a rischio la continuità aziendale.

In questo caso, la Juventus sta eseguendo questa operazione per ripristinare il patrimonio netto e per finanziare l’attività ordinaria, che non sono di certo un indicatore di una buona salute finanziaria.

Fino a qua le considerazioni sono oggettive e prettamente tecniche, ma da sole non bastano, soprattutto in un caso come questo in cui si tratta di una società calcistica primaria, che attira fan che talvolta si improvvisano investitori, solo perché amano la squadra, ma sono ben lontani dal conoscere i conti aziendali e lo stato di salute dell’azienda, che è cosa ben diversa dalla squadra in campo.

“Non c’è luogo al mondo in cui l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio.”

(Albert Camus)

In molti casi è vero, ma se da tifoso sei felice quando la tua squadra del cuore fa goal la domenica, sei altrettanto felice da azionista se la stessa squadra il lunedì fa partire un aumento di capitale e le quotazioni del titolo crollano e insieme a loro crolla inevitabilmente anche il tuo investimento finanziario?

Gianni Agnelli disse: “Buscetta ha detto di essere ossessivamente un tifoso della Juventus? Se lo incontrate ditegli che è la sola cosa di cui non potrà mai pentirsi.

Beh qualche Juventino che è rimasto long sul titolo (da anni), probabilmente adesso qualche pentimento lo ha, oltre a qualche minusvalenza di troppo, come si evince dal seguente grafico settimanale del titolo degli ultimi 6 anni.

C’è una differenza abissale tra essere TIFOSO ed essere AZIONISTA ed è bene tenere i due campi ben distinti, se non si vogliono sovrapporre e confondere ambiti che non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro.

Mi piace definire il “tifoso azionista” come un ossimoro, tipo “ghiaccio bollente” o “silenzio assordante”, cioè l’affiancamento di due termini di senso contrario, o comunque in forte antitesi tra loro.

Comprare le azioni di una società solo perché in qualche modo siamo affezionati al titolo è un tranello della mente in cui molti cadono e non solo con le squadre di calcio, in cui il fenomeno è particolarmente evidente; c’è addirittura chi non vende i titoli, nonostante abbiano perso cifre mostruose dall’acquisto, solo perché temono addirittura di “tradire” la squadra, come se fosse una vera e propria relazione sentimentale.

Questo fenomeno, tanto irrazionale quanto umano, si spiega in realtà facilmente se si prende in considerazione come funziona la nostra mente quando processa le informazioni a disposizione nel momento in cui decide di comprare (o di evitare di vendere): la preferenza, il sentimento e la familiarità sono elementi salienti per il decisore, basti pensare alla tendenza di acquistare a prescindere titoli azionari italiani, solo perché sembra di conoscerli meglio dei titoli stranieri e solo questo induce a ritenerli più sicuri di altri.

Se la nostra razionalità fosse davvero al timone del nostro processo decisionale, saremmo molto più attenti a ricercare dati oggettivi e a basarci su questi per decidere.

Ampliare gli orizzonti costa fatica perché costringe a uscire da ciò che si conosce e tante volte la conseguenza è una mancata occasione, ma la situazione peggiora quando non solo non si riesce ad uscire dal proprio orticello, ma addirittura quando ci si ostina su un titolo per questioni “private”.

Per entrare nei dettagli tecnici di questa operazione (dati dell’offerta, rapporto di esercizio, prezzo di emissione delle nuove azioni, percentuale dello sconto rispetto al prezzo teorico ex diritto, o Terp, calendario della negoziabilità e dell’esercizio dei diritti d’opzione, motivazioni dell’offerta, dati economici e previsionali, principali azionisti, fattore K e tabella delle parità matematiche tra il diritto e l’azione), clicca su questo link in cui trovi un’analisi dettagliata a cura di Giovanni Borsi: https://www.directa.it/pub2/it/aumenti/JUVE.html

Come in occasione di altri adc, anche in questo caso io e i miei colleghi siamo entrati al ribasso sul titolo appena è uscita la notizia che la Juve avrebbe fatto questa operazione – la delibera degli azionisti aveva dato come termine ultimo per l’esecuzione dell’adc il 31/12/24 e poi quando è uscita la semestrale a febbraio ‘24, il cda ha dichiarato che lo avrebbe concluso entro il 30/04/24.

Avendo dovuto aspettare così tanti mesi, l’operazione è stata finora particolarmente costosa per i ribassisti, in quanto abbiamo dovuto pagare al broker il prestito titoli a lungo per mantenere aperta la posizione. D’altronde, chi non fosse entrato con largo anticipo al ribasso sul titolo, non avrebbe poi trovato il prestito titoli a disposizione, perché più l’operazione si avvicina, più il prestito titoli va a ruba. È sempre una questione di equilibrio e di scelte.

Inoltre, il titolo in questi ultimi 2-3 mesi è stato particolarmente illiquido e soggetto anche a speculazioni legate ai risultati delle partite, ma adesso l’attesa è finita e siamo entrati nel vivo dell’operazione.

Calcisticamente parlando, io sono neutrale dal momento che non sono tifosa, ma concludo con una frase di Biagio Spinelli, al quale in questi mesi ho chiesto come facesse a superare il conflitto interno dal momento che tifa la Juve e al tempo stesso è al ribasso sul titolo.

Mi ha risposto con una frase di Al Pacino del Padrino: “It’s not personal, it’s strictly business”.

Come dargli torto?

Una replica a “Aumento di Capitale Juventus 2024”

  1. Avatar Aumento di Capitale Juventus terminato: tra aspettative infrante e insegnamenti più saggi del previsto

    […] QUI trovi l’articolo scritto ben prima che partisse l’operazione e in cui avevamo descritto le caratteristiche e il contesto. […]

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